Capelli che sono un’opera architettonica, gioielli ornamentali e capelli di bambino incollati: Queste immagini in technicolor sono un’ode all’estetica distinta della diaspora giamaicana. Mercoledì sera, i frequentatori della Cob Gallery di Londra hanno assistito a Tallawah, la nuova collaborazione tra la fotografa giamaicano-nigeriana Nadine Ijewere e l’hairstylist sperimentale Jawara, in collaborazione con Dazed Beauty.
Girato sia a Londra che in Giamaica, è una finestra sul mondo del glamour caraibico. Oltre a essere una celebrazione dell’estro giamaicano, il progetto fotografico illumina i molti dettagli straordinari della gente comune. “Tallawah significa ‘sii forte e senza paura’”, dice il ventottenne Ijewere. “Sono donne forti, alcune con storie di lotta, ma il modo in cui si comportano, il modo in cui si esprimono è di grande ispirazione. Questo è ciò che incarna questo progetto”. A quanto pare, tutti i partecipanti alla presentazione alla stampa hanno recepito il promemoria: ognuno di loro si è vestito per ballare in modo estroverso al ritmo del DJ set di Carrie Stacks, con colori vivaci e look audaci (comprese alcune parrucche lucide).

Ijewere, la prima donna di colore a scattare una copertina di Vogue (Dua Lipa lo scorso gennaio per Vogue UK), ha sviluppato una missione che consiste nel mostrare la bellezza e la versatilità delle donne di colore. “Ho iniziato a scattare foto perché quando guardavo le pubblicazioni di moda non vedevo nessuno che mi somigliasse o che avesse i miei capelli e la mia struttura”, spiega l’autrice. “La mia domanda era: Come mai esiste solo un tipo specifico di bellezza? Ti fa sentire male perché non ti adatti, ma tutti dovrebbero essere celebrati”.
L’attrice ha già lavorato a progetti che mostrano la versatilità dei capelli naturali e dice che è un privilegio aver lavorato ancora una volta su un argomento che le sta a cuore: “Ho avuto l’esperienza di crescere come donna nera e di sentire che c’è un tipo di acconciatura accettabile che devi avere per essere presa sul serio o per eccellere nella tua carriera”.
Per lavorare a Tallawah, Ijewere si è recata in Giamaica per la prima volta, nonostante i suoi legami ancestrali. La fotografa considera i suoi genitori e se stessa “molto occidentalizzati”, anche se conosce bene il cibo, la musica e la cultura del posto. Per questo motivo, si è preoccupata di offrire alle sue modelle l’agenzia che viene loro abitualmente negata dai media, che spesso invece le esoticizzano o le sminuiscono.
È chiaro che Ijewere riconosce la responsabilità di essere un creatore di immagini. “Spesso vedo una connotazione negativa dei giamaicani”, afferma l’autrice, spiegando l’importanza di sovvertire lo sguardo bianco attraverso una fotografia che dia potere, aggiungendo: “Mi avvicino a qualsiasi progetto che riguardi la cultura e l’identità in modo diverso da altri servizi, perché penso sempre, penso e ripenso a come li sto documentando. Nel corso della storia, tante culture sono state maltrattate, travisate”.